Via i senatori, un miliardo di tagli a politica, a dieta le Regioni, legge elettorale anti larghe intese. Se si chiude, Italia #cambiaverso
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 19 Gennaio 2014
Con questo tweet inizierà la Terza Repubblica? Forse. Le riforme, che 140 caratteri di twitter, una conferenza stampa e comunicati di segreteria non possono descrivere nel dettaglio, sono sacrosante e servono al paese. Senato federale che non vota la fiducia al governo, tagli ai costi della politica e soprattutto legge elettorale, che garantisca la governabilità servono come il pane e sono la cornice che serve a ripartire. Il riformismo tuttavia in Italia ha un prezzo. O si tratta di quello parolaio che regala le larghe intese e anni di chiacchiere che conservano lo status quo, oppure di quello con la faccia perbene del politically correct, che tenta di coinvolgere anche gli altri, gli avversari.
Ebbene, quell’incontro nella sede del PD e la “profonda sintonia” tra Renzi e Berlusconi, di cui si parlerà per settimane e forse mesi, è il secondo caso ed è un prezzo altissimo: rimettere in gioco un pregiudicato, che in una qualsiasi altra democrazia sarebbe decotto da tempo. L’accordo era evitabile? Pare proprio di no. Però qualcosa di diverso si poteva fare. Per esempio non incontrarsi nella sede romana del Partito che ha il compito di traghettare il paese fuori dagli abissi. Difficile da digerire dentro e fuori il PD. E ancora, quella coppia di un aggettivo e un parola: profonda sintonia. In un momento in cui ogni parola è importante, si potevano usare mille modi più neutrali o forse politichesi, ma efficaci del tipo: accordo di massima, punti di accordo, minimi comuni denominatori. Si è scelta quella più forte, che spaventa a sinistra, che alimenta la polemica sull’inciucio dell’establishment (Grillo).
In ogni caso Alea iacta est, ora staremo a vedere.
TG_Filippone
L’ha ribloggato su L'Occhio Vivo di Cienfuegos.